L’illuminazione artificiale in Etruria – Relatore Dott. Vittorio Mascelli

La conferenza si apre con una breve presentazione del mondo antico, dei suoi confini e di alcune peculiarità tipiche delle culture greca e romana.

Il dottor Vittorio Mascelli, ricercatore e docente presso il Centro di Cultura per stranieri dell’Università di Firenze, ci propone una relazione approfondita sull’impiego dell’illuminazione artificiale in Etruria, svelando un aspetto poco conosciuto di quest’antica civiltà.

Il primo esempio di illuminazione sembra appartenere naturalmente all’uso del fuoco acceso nel focolare che scaldava la capanna. Da qui l’impiego dei tizzoni anche come fonte di luce, dai quali sarebbe nato spontaneamente l’uso della torcia. Nonostante l’inconveniente del fumo, la torcia rimarrà a lungo uno degli strumenti più usati nell’illuminazione, alimentata da combustibili naturali come legno, pece, bitumi. Spesso questi strumenti realizzati in forme e caratteristiche diverse si trovano rappresentati nelle scene di sacrifici rituali, riprodotte sulle urne del periodo ellenistico.

Accanto a questi strumenti primordiali, dal III secolo a.C. era divenuto di uso comune l’impiego delle lucerne, alimentate ad olio o grasso animale, particolarmente diffuso nelle aree di Gravina e Populonia. Sempre nell’area di Populonia erano utilizzate lucerne a vasca chiusa dette da “minatore”, adattate ai forni per la produzione della ceramica. Tipiche di Pompei erano invece le lucerne a vasca aperta, che bruciavano cera d’api, comunemente realizzate in bronzo, corno o vesciche animali. Fra gli oggetti di arredo necessari all’illuminazione degli ambienti, non mancavano i lampadari o lucerne a sospensione, che appese al soffitto emanavano luce dall’alto. Ne abbiamo testimonianza tangibile nel lampadario in bronzo di Cortona.

Particolarmente interessante la descrizione dei graffioni, definiti come porta torcia e databili al V-IV secolo a.C. Spesso usati nelle tombe, non erano altro che strumenti portatili di illuminazione, in molti casi confusi dagli archeologi con utensili idonei alla cottura delle carni.

La parte conclusiva della conferenza, tratta i metodi più antichi adottati per l’accensione del fuoco, documentabile già in epoca romana e del valore, talvolta sacro, che questo elemento rappresentava per l’intera comunità.

Il filmato della conferenza è consultabile su richiesta presso la nostra sede.