Ricordo di Don Remo Collini

Non avremo più il privilegio di seguire quell’esile figura canuta dietro l’Altare, ne tanto meno il conforto delle sue omelie o la dolcezza del suo sguardo paterno.

Don Remo ci ha lasciati portando con se una parte grande del nostro cuore, della nostra amicizia, quei sentimenti che lui sapeva dispensare a tutti con infinita generosità, senza badare al sesso, alla politica, al ceto sociale. Donarsi era il suo imperativo, e lo faceva sempre con grande amore, un modo tutto suo di interpretare il senso più autentico e profondo del Vangelo. Poco importava che il dono avesse natura mistica o materiale, lo appagava solo il fatto di poter offrire tutto ciò che aveva, una regola che lo vide spesso dalla parte degli ultimi, dai quali non ebbe sempre riconoscenza ma talvolta anche risposte sgradevoli che amava perdonare sminuendone l’importanza.

Incontrarlo in paese ti garantiva senz’altro un sorriso sincero, una pacca sulla spalla, una parola di conforto, essenziale alle incertezze del quotidiano.

Se non era alla Pieve, assorto nel breviario, lo trovavi in Via Dante Alighieri al “suo” circolino dell’MCL, magari davanti alle pagine del giornale o a sonnecchiare dolcemente in attesa di qualche argomento interessante da discutere. Gli piaceva scambiare opinioni con tutti, trasmettere il proprio pensiero e rispettare quello degli altri, procurandosi tanto affetto e divenendo in breve il riferimento umano e morale per tutta Dicomano.

Uomo dotato di una cultura straordinaria, era in grado di interpretare e spiegare concetti di qualsiasi natura, e lo faceva sempre in maniera approfondita, usando termini semplici, comprensibili a tutti, certo che anche la cultura e il “sapere” costituissero parte di un dono da trasmettere a tutti gratuitamente, soprattutto ai più poveri e con poche opportunità di studio.

Per la storia mostrava una passione particolare, sostenuta da una competenza sorprendente. Spesso proponeva in merito argute valutazioni personali, che non avevano riscontro sui libri di testo più famosi, ma che si rivelavano sempre di grande intelligenza e di enorme valore storico.

La collaborazione con il Gruppo Archeologico Dicomanese fu sempre preziosa ed intensa. Amava la storia locale e la conosceva profondamente. Lo stimolavano le attività del Gruppo e in particolare la ricerca storica per la quale non esitava ad offrire il proprio contributo con la lettura e lo studio dei documenti d’archivio che interpretava secondo i canoni della sua smisurata conoscenza.

Molte delle ricerche poi pubblicate dal Gruppo Archeologico, presero vita grazie alle sue preziose indicazioni ed ebbero il pregio dei suoi consigli.

La sua passione per la storia locale e del Mugello, lo portò a compiere uno studio particolare sulla figura di Giotto, producendo un saggio che ha messo in luce aspetti inediti riguardo la vita del grande pittore, riscuotendo consensi positivi dagli storici e dalla critica del settore.

L’opera più grande di Don Remo Collini resta tuttavia ascrivibile al suo mandato pastorale, sempre svolto con estrema carità cristiana e con particolari attenzioni per i poveri, gli emarginati, i giovani, la famiglia. Seppe donarsi a tutti senza pretendere niente in cambio, certo della ricompensa celeste, spesso privandosi anche degli effetti personali per lasciarli a chi non ne aveva.

Dal suo difficile percorso di pastore, traspariva tuttavia qualche piccola legittima “debolezza”. Don Remo non nascondeva infatti, una particolare attenzione per l’Oratorio di Sant’Onofrio e per l’immagine della Madonna che vi si custodisce. La Madonna dello Spedale era per lui il simbolo supremo di devozione e dedizione al soprannaturale, un sentimento così pungente e profondo da spingerlo a dedicare alla Vergine una splendida preghiera ora leggibile sul retro di un santino, che recita:

Ave,

piena di grazia,

dispensatrice di tutte le grazie,

qui in terra fonte della Vita

Ave,

porta celeste della Luce divina.

Ave casa fondata sulla roccia,

rifugio di salvezza,

tenda della divina ospitalità.

Santa Madre di Dio,

prega,

prega il Signore per noi;

chiedi,

o sempre ascoltata da Dio,

le grazie che il nostro cuore desidera,

ma soprattutto ottienici torrenti di Spirito Santo,

perché siamo veramente figli di Dio,

figli alla maniera del Figlio Gesù.

Amen!

La preghiera fu scritta da Don Remo in una notte, qualche tempo prima dell’8 settembre 1995, festa della Madonna ed anno della riapertura dell’Oratorio di Sant’Onofrio.

Si racconta che per celebrare degnamente l’evento fu deciso di stampare almeno un santino in onore della Vergine. Presi accordi con la tipografia fu scelta una bella immagine della Madonna per la riproduzione, restava solo da scrivere una semplice preghiera da apporre sul retro della figura. Il giorno precedente la consegna delle bozze di stampa alla tipografia, Don Remo si ricordò di non aver ancora preparato la preghiera. Alle 10 della sera non aveva ancora scritto niente ma il mattino successivo consegnò testo ed immagine da riprodurre sul santino nelle mani del tipografo dicendo candidamente: “Sono riuscito a scrivere questa preghiera solo grazie all’aiuto della Madonna!”

Così era Don Remo, un uomo semplice e sereno, sostenuto da una fede grandissima che lo ha accompagnato nel lungo percorso della sua permanenza terrena, unicamente dedicata agli altri, alla gente del suo popolo, alla comunità; e così lo vogliono ricordare il Consiglio e i soci del Gruppo Archeologico Dicomanese insieme a tutta la gente di Dicomano, non solo come proprio e unico riferimento spirituale ma anche come persona cara verso la quale sarà sempre vivo un profondo senso di gratitudine.